Entro in negozio a Capoliveri dove sovrasta la bellissima foto di Antonietta appoggiata al bancone e, sotto a questo, talmente grosso e grasso da far fatica a mettere a fuoco, un tonno da 310 chili; una fortunata pescata di tanti anni fa, quando il mare era più ricco di pesce e c’era meno burocrazia.
Parlo con Angelo, il marito, che mi accoglie con una stretta di mano vera, come quelle che piacciono a me e che ricambio con altrettanta spontaneità.
Una famiglia orgogliosa e appassionata di questo lavoro, il lavoro del padre di Antonietta che lo ha trasmesso insieme alla passione e ai “segreti del mestiere” al genero e ai figli.
Un compito difficile in estate, per il grande movimento di barche in mare che fanno spostare i pesci, e in inverno, per il freddo che si affronta dalla mattina presto alla sera tardi quando si rientra. Un mestiere che ha regole imposte dalla natura ma anche dalla legge, regole da conoscere e da seguire.
Due barche, quelle della pescheria, che partono da Porto Azzurro e da Pareti tutti i giorni, attrezzate e organizzate per pesci grandi e piccoli, dai polpi in estate ai pesci spada in autunno; ogni stagione regala i suoi frutti del mare che Angelo, Michele e Nico conoscono molto bene.
Mi accendono un piccolo televisore dove si vedono scene di pesca girate proprio sulla loro barca e mi colpiscono le immagini di sera quando le cerate gialle luccicano bagnate alla luce della luna.
Non sapevo molto di questo lavoro e guardandoli negli occhi orgogliosi capisco, al di la delle parole, che questo è quello che vogliono e che amano fare, che forse non è stato un caso, nemmeno una scelta, ma è stato solo l’istinto.
Continueremo a vedere le barche di “Antonietta” partire dalle nostre spiagge, belle come in un quadro dai colori senza tempo, con i pescatori, così veri e fieri, per ognuno dei quali si dovrebbe scrivere una storia da tramandare, così come il loro lavoro, di padre in figlio.