Trent’anni, una figlia, una laurea in architettura e un grande amore per Capoliveri.
Questa è Viola Campioli, emiliana di nascita ma capoliverese d’adozione, la giovane architetto di Reggio Emilia, Capoliveri la conosce da quando era una bambina.
“Il mio nonno – ci racconta con entusiasmo ed emozione – venne qui nel ’69 e si innamorò subito di quest’isola. Aveva bisogno di cure per il suo asma e l’aria del mare lo guarì immediatamente. La decisione di acquistare una casa a Capoliveri arrivò ben presto – spiega Viola – ed è per questo che tutta la mia famiglia si è affezionata da subito a Capoliveri e la considera ormai la sua seconda casa, la casa del cuore.
Qui – prosegue Viola -ho trascorso tutta la mia infanzia ed oltre. A Capoliveri ho i miei ricordi più belli, anche perché ci trascorrevo praticamente tutta l’estate con la mia famiglia. Momenti unici che fanno parte di me e della mia vita.
Per questo, quando stavo per concludere gli studi in architettura e dovevo preparare la testi di laurea la mia scelta, complice un compagno di studi appassionato dell’Elba quanto me, è ricaduta proprio su Capoliveri ed in particolare sulla riqualificazione dell’affascinante sito minerario del Monte Calamita.
Per me – sottolinea Viola – la conclusione della tesi e la pubblicazione del libro che la contiene è stata una dichiarazione d’amore per Capoliveri”.
Un lavoro intenso durato molti mesi con rilievi sugli edifici di tutto il sito minerario e la realizzazione di progetto di recupero per salvaguardia e la riqualificazione del polo industriale delle miniere.
- Come hai immaginato le “nuove” miniere di Capoliveri?
“L’idea – spiega Viola – era quella di pensare al sito minerario come ad un luogo all’avanguardia di studio, scoperta e conoscenza del sito e delle sue antiche funzioni. Un luogo dove poter realizzare laboratori didattici, proiezioni, percorsi interattivi ed anche degustazioni per scoprire l’Elba delle origini. Nel progetto avevamo pensato anche ad un punto di noleggio mezzi ecologici come le biciclette, ad aree di sosta attrezzate e a una linea bus per scoprire il sito in tutta la sua bellezza.
- E’ stato impegnativo lavorare a questo progetto?
“Molto impegnativo: all’inizio ci trovavamo con una montagna di cose da fare, ma se tornassi indietro rifarei tutto altre cento volte!”
La miniera, dunque, un luogo del cuore, ma quali sono i tuoi ricordi personali alle miniere di Capoliveri?
“Le mie gite in barca con il nonno e tutta la famiglia fino al Ginevro, alla spiaggia del Cannello da cui potevo ammirare quegli “scheletri” di ferro per la prima frantumazione al Calamita… Quelli i miei ricordi più vivi che, spero, saranno anche i ricordi della mia piccola bambina di 9 mesi, Diamante, quando crescerà…”