Il desiderio di migliorarsi, l’esigenza di qualificare la propria attività e una passione autentica per la tradizione locale sono alla base dell’avventura iniziata pochi mesi fa da un giovane imprenditore capoliverese, Gabriele Messina.
Da anni gestore di un piccolo market a ridosso della bellissima spiaggia del Lido di Capoliveri, Gabriele dallo scorso inverno ha deciso di alzare il tiro e proporre, prima alla propria clientela in via sperimentale, poi al grande pubblico, una sua creazione, che non esitiamo a dirlo, ci è piaciuta molto.
Dopo aver depositato il marchio ElbaMagna, ha lanciato un prodotto nuovo, di sua creazione, che affonda la radici nella tradizione gastronomica familiare e vuole diventare un piccolo simbolo di unione delle diverse anime della sua amata isola: la schiaccia dell’Armistizio.
Siamo partiti dalla storia della classica schiaccia briaca – racconta Gabriele –, dolce tradizionale dell’Elba, e fin qui non ci sarebbe niente di nuovo. Ma, come tanti sanno, nel versante riese ha una determinata ricetta, nel versante capoliverese gli ingredienti cambiano. Noi abbiamo voluto giocare su questo binomio, unire le due anime e le due ricette in un prodotto unico, capace di incuriosire i turisti e far parlare della nostra Elba
Altri prima di lui, hanno proposto questo dolce, oggi diffuso in molti negozi di enogastronomia tipica dell’isola e, diciamolo, tutti prodotti ottimi e apprezzati da chi cerca nel cibo una storia e un sapore del luogo.
Gabriele però ha aggiunto una nota tutta sua: ha unito le tradizioni gastronomiche dell’Elba in prodotto che ha due lati, due anime, due colori e sapori complementari, poi ha scelto un nome che racchiude in sé il senso del progetto: “la schiaccia dell’Armistizio”.
E noi gli abbiamo chiesto di spiegarci meglio il senso del progetto.
“Tutti sanno che un pizzico di competizione è parte integrante della nostra società e dei diversi versati dell’Elba. Chi rivendica il primato e l’originalità della ricetta storica, chi sostiene che un gusto sia meglio del’altro. La schiaccia riese è inzuppata nell’alchermes e nell’aleatico, quella capoliverese è impastata col moscato. Noi le abbiamo unite in un unico prodotto, bello da vedersi, ottimo da assaporare.
In più questo rispecchia la mia personalità: trovare il punto di accordo è un po’ la nota distintiva del mio carattere che ho voluto letteralmente infondere nel mio prodotto. Ne è uscita una torta che sa di tradizione autentica, la ricetta base viene direttamente dalla mia famiglia, in cui si sono unite stirpi riesi e capoliveresi”.
“La storia poi della produzione – continua Gabriele, orgoglioso – è legata alla mia voglia di qualificare questa piccola impresa familiare. Nel nostro market ci diamo il cambio noi di famiglia e la mia collaboratrice storica e grande amica, ideatrice della confezione, Angelica Giacomelli. Sua la scelta di inserire nel packaging le foto di famiglia. E devo ringraziare anche Roberta Conte e Sonny Fasolino che mi aiutano nello sviluppo del progetto”.
Sotto il marchio ElbaMagna sono stati commercializzati anche i cantucci, impastati nel piccolo forno artigianale di recente allestito nel retro del market, un piccolo negozio a pochi passi dall’affollata spiaggia dei windsurfers elbani, immerso in una campagna old style, fatta di grandi campi coltivati, orti familiari, dove durante le cotture si diffonde un delizioso profumo di buono.
“E’ una produzione piccola per ora, ma noi ci crediamo molto e vogliamo crescere. Il nome che abbiamo scelto, non lo nego, ha fatto discutere in paese, ma va bene così, noi ci crediamo. Da un lato parla di mangiare, dall’altro parla di una Elba grande, da elbano sono orgoglioso, l’idea di un’Elba grande, alla latina, mi piace.
Mi hanno proposto di cambialo, ma io non ci sto. Sono ripagato dagli apprezzamenti delle persone, che dopo aver assaggiato i nostri prodotti tornano a comprarli. Chissà forse un giorno riusciremo ad ingrandirci e ad assumere personale. Per me sarebbe una grande soddisfazione.