Vi riportiamo oggi alcuni passi di una lunga lettera che l’allora sindaco di Capoliveri, Mario Figaia, scrisse ai Ministero dell’Industria per denunciare la situazione della Miniera di Monte Calamita e la crisi occupazionale del tempo.
Dal libro Elbani nel mondo, immagini e testimonianze.
Un documento interessantissimo che ci riporta alla luce di avvenimenti e situazioni del primo dopo guerra.
Comune di Capoliveri, Provincia di Livorno, n. 166 di Prot. Li 21 luglio 1945
On. MINISTERO DELL’INDUSTRIA E COMMERCIO – ROMA
Oggetto: Situazione della miniera di Monte Calamita del Comune di Capoliveri gestita dalla S.A. “Ferromin”.
Per gli interessamenti ed i provvedimenti di codesto On. Ministero si significa:
a ferriera di Monte Calamita trovasi nella giurisdizione di questo Comune, come le altre del versante minerario elbano è gestita dalla S.A. “Ferromin”; in essa vi lavoravano circa 360 operai. Mercè l’alto interessamento dell’attuale direttore Cav. Guido Muti, essa ha continuato la sua attività anche dopo l’8 settembre e oggi vi trovano ancora occupazione circa 90 operai con turno quindicinale.
Tanto la camera confederale del lavoro, che i Partiti ed Autorità di Governo, pur riconoscendo l’opera preziosa ed attiva svolta dal direttore Muti, hanno fatto presente in vari ordini del giorno e pro memoria che gli attuali occupati sono del troppo irrisori in quanto che 270 ex minatori trovansi ormai disoccupati da due anni, oberati dalla miseria, mortificati dall’ozio e da un tenore di vita molto gramo.
Verso questi disgraziati ex compagni di fatica si polarizza l’attenzione di tutti, ma fino ad oggi la possibilità di riassorbirli al lavoro, è stata impossibile.
Le ragioni, avanzate dalla Soc. An. Ferromin, in parte fondate, starebbero nella mancanza di capitali adeguati, nella poca energia che la Società Elettrica dell’Elba mette a disposizione delle Miniere ed in altre ragioni di ordine tecnico quale quella della mancata esportazione del minerale che attualmente viene accantonato in cumuli i quali nel cantiere di Calamita sono già di una entità tale da pregiudicare seriamente la continuità del lavoro fra qualche mese.
Questo pericolo grave non si registra nei cantieri degli altri Comuni minerari e per questo dovrebbero essere prese misure per far fronte alla minaccia di vedere nel prossimo Ottobre la nostra ferriera chiusa definitivamente.
Pertanto si rende necessario fornire alla Società “Ferromin” mezzi di caricazione per trasportare sollecitamente il minerale nella vicina Piombino dove, fra poco, verrà riattivato un alto forno o altrove.
A giudizio degli operai, molto competenti in materia, sembra che oggi la Società “Ferromin” scavi solamente dove c’è la cosiddetta polpa del minerale. Vengono trascurate le cosiddette scoperte dello sterile atte a mettere a nudo i filoni ferriferi distogliendo così non solo grande impiego di braccia, ma pregiudicando seriamente l’avvenire delle miniere stesse.
Un vecchio adagio dei minatori dice: “Minerale scoperto, minerale scavato”. Perciò la Società Ferromin dovrebbe riprendere questo lavoro che preparerebbe per il prossimo avvenire nuova fonte di minerale di cui la Nazione avrà certamente bisogno per la sua ricostruzione.
Anche la strada che porta al cantiere denominata Via Calamita e quelle interne della ferriera sono in pessime condizioni di viabilità: tutte queste arterie sono demaniali e la loro relativa manutenzione è a carico del Demanio. La loro sistemazione importerebbe l’impiego di una non trascurabile quantità di opere ed il Demanio deve farlo perché col sangue ed il sudore versato a lunghi fiotti dai nostri minatori ha ricavato e ricaverà nel futuro ingenti ricchezze.
Gli stessi operai consigliano che per assorbire i loro ex compagni disoccupati, esistono due soluzioni: il ripristino del lavaggino delle terre ferriere nell’ipotesi che maggiore energia elettrica possa essere fornita alle miniere; oppure suggeriscono di ritornare al sistema delle mine con le mazzette a mano che non inciderebbero sul costo della produzione.
Nella dannata e non augurabile ipotesi che nessuna ulteriore assunzione di operai potrà farsi e che l’attività estrattiva dovrà ancora segnare il passo nell’attuale ritmo, si invoca a favore degli ex minatori già dipendenti dalla Soc. An. Ferromin l’uguale trattamento che viene praticato alle masse operaie industriali del Nord e cioè la corresponsione del 70% dei salari che essi percepivano per i quali contribuisce sia lo Stato che la Cassa conguaglio.
Agitato il problema minerario locale e le sue possibili soluzioni si attende un intervento da parte di codesto On. Ministero per scongiurare eventuali disordini che potrebbero esplodere ed essere apportatori di altre sciagure.
Con osservanza
IL SINDACO
Mario Figaia