Ho trascorso una mezza giornata insieme ai ragazzi del Boston College, ospiti di Capoliveri per due settimane, per capire quali ricordi metteranno nella valigia a proposito dell’esperienza elbana.
Attenti e vivaci, li ho fotografati mentre visitavano la miniera di Capoliveri e il Museo Minerario, ispezionando i tunnel nel sottosuolo e gli oggetti che appartenevano ai minatori e ascoltando le informazioni della guida.
Come sempre qualcosa mi colpisce tra le tante, quando parlo con la gente.
Ho domandato quali siano state le esperienze più belle e intense e quasi all’unanimità mi hanno risposto : il cibo e la gente, il contatto con le persone, l’accoglienza, vedere il paese che si muove, i ristoranti con le famiglie sedute ai tavoli che si godono il cibo e in un luogo tranquillo e con tanta natura.
Abbiamo un grande patrimonio culturale fatto di tradizioni legate alla terra, al cibo e al nostro modo tutto italiano di condividere i momenti e comunicare le emozioni, che chi viene da lontano coglie immediatamente.
Questo è uno dei nostri punti di forza, come hanno detto i ragazzi americani, saper trasmettere nei momenti conviviali il nostro colore e il nostro folklore, in modo intenso e sincero come solo noi, solo gli italiani, e in questo caso, i capoliveresi hanno fatto, davanti agli occhi dei giovani ospiti.
I ragazzi di Boston, quasi tutti con origini italiane alle spalle, sentono forte l’esigenza di ritrovare le loro radici lontane, nella terra, nell’arte, nel cibo e nella lingua, nel mare e nelle cose semplici della vita dei loro antenati.
Li ringraziamo per essere stati con noi e li aspettiamo ancora, l’anno prossimo, per insegnare a chi è lontano che si, siamo piccoli, ma con un cuore molto grande e tante cose da dire e anche, umilmente, da insegnare.