Artista poliedrica. A descriverla così forse anche lei avrà qualcosa da ridire, abituata come è a fare decine di progetti, a lavorare su diverse piattaforme, scrivere saggi, intervistare ex minatori e a raccontarne la vita, dipingere, recitare e ancora scrivere.
Angela Galli è così, quando qualcuno parla con lei potrebbe stare ore a discutere di arte. In tutte le sue forme.
L’ultima sua creazione ha qualcosa di diverso però, molto legata al territorio e soprattutto al suo vissuto. “Polvere” è un racconto, dentro il quale si mischiano ricordi di famiglia e storie comuni:
Le interviste partono dalla mia famiglia, da mio padre cavatore, anche se sono diversi i capoliveresi testimoni della vita di miniera. Nonostante il ricordo sfumi in molte persone, c’è ancora. Ho intervistato più minatori, ripercorrendone la loro storia, il loro vissuto. Tutto il racconto si è basato su questo approccio, di stampo antropologico, ma con l’idea di dare una rielaborazione fresca.
Polvere perché con questa i minatori lavoravano, convivevano e a volte ci morivano:
Il lavoro non è stato forzato è venuto spontaneo fare le interviste, anche grazie ad incontri casuali sono riuscita a raccogliere ricordi importanti, ad esempio la testimonianza di tragedie come la scomparsa di colleghi di lavoro vittime di incidenti. Mi ricordo Folicardo che morì nella polvere di minerale, ci cadde dentro soffocando. Un racconto che sono riuscita a recuperare dalle voci dei testimoni, di chi era lì.
Un’operazione lunga, quella delle interviste, un piano di lavoro nato spontaneamente, portandole via molti anni di lavoro che però alla fine hanno dato i loro frutti:
Il libro ha un valore tecnico perché le interviste sono riportate fedelmente, così come registrate dal vivo. Anche se prevedo un’altra edizione con le trascrizioni complete, perché in questa alcuni dialoghi non riescono a dare il meglio.
Il lavoro ovviamente non finisce qui, Angela ha già preparato la trasposizione teatrale della storia che vorrebbe realizzare al più presto:
Abbiamo trasposto il racconto in un’opera teatrale, vedremo se riusciremo a portare lo spettacolo in scena per l’estate. Dipenderà dalla Caput Liberum (la società partecipata dal Comune che gestisce l’impianto minerario).
La prima l’abbiamo già fatta il due giugno di quest’anno, in occasione della festa del Cavatore, in piazza la Vantina, ma l’emozione che riesce a sprigionare sarebbe al massimo nella cava del Ginevro. Adesso vediamo se l’amministrazione riuscirà a dare uno spazio al lavoro.
Tutto questo non solo per fissare il ricordo di tempi che non ci sono più, ma anche per
ricordare la vita di miniera, valorizzarne la storia, quella del territorio e dunque del paese stesso. Perché è questo il passato del paese ed è questo che bisogna ricordare
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