Artista, non orafo, Bolognese di nascita, elbano di adozione da oltre vent’anni Giorgio sta lì, nella piccola bottega di via Roma 51:
Sono venuto all’Elba quando morì mio padre nel 1990, anche se in realtà erano diversi anni che frequentavo l’Elba e Capoliveri soprattutto, dove vivo e lavoro soltanto nel periodo estivo. Anche io infatti subisco l’effetto di un posto turistico, ma mi ribello: non si può pensare di vivere quattro mesi sperando di campare tutto l’anno; per questo oltre lavorare per commissione e per i miei clienti abituali, sto facendo anche lampade in ferro battuto e rame.
Non chiedetegli di internet, sito web (che pure ha) o posta elettronica:
Io con i computer non ho un bel rapporto. Mi dedico giusto al mio lavoro. Sono uno scultore da quando ero ragazzo, ma in questo periodo mi sto dedicando anche alla pittura.
Qualche anno fa ho tenuto un corso organizzato dal Cescot, legato al Parco minerario, dedicato alla valorizzazione dei minerali e alla lavorazione delle pietre dure. Un progetto che mi piacque molto e che spero possa proseguire, servirebbe una sensibilizzazione in generale su queste tematiche anche perché così si potrebbe valorizzare la lavorazione artistica delle pietre dure all’Elba.
Già perché Giorgio, o Vulca come preferite, ama l’arte e odia le repliche, gli oggetti fatti per il mercato di massa:
Ho dedicato la mia vita alla manualità e alla creazione di materiali, non è una cosa che sono andato a cercare, era dentro di me. Faccio tutto interamente a mano, odio le copie, non uso bagni galvanici, mi piace che l’oggetto respiri un’aria diversa rispetto a quella che le persone sono abituate a vedere.
Gli unici strumenti che ho sono un trapano per fare tutto, il fuoco, le forbici, il martello e le pinze. Sono legato alla materialità stretta, non ho niente di più di quello che avevano gli artisti di inizio ‘900. Odio la macchinizzazione dell’arte. Non sono un antiprogressista, ma sul creare sono legato alla manualità, preferisco spaccarmi le mani invece che usare macchine.
Un metodo di lavoro al quale è abituato e che ovviamente non lo scompone quando si parla di creare pezzi unici o incappare in errori:
Anzi avendo avuto grandi maestri e grazie all’età ho capito che gli errori si possono trasformare in opportunità. L’arte stessa ti spinge a commettere gli errori, senza i quali non puoi imparare.
Quello che traspare dalle parole di Vulca è davvero amore per il suo lavoro, passione e allo stesso tempo amarezza che cerca di combattere, ma che non nasconde:
Siamo in pochi ad essere artigiani con bottega qui a Capoliveri, ci sarebbe bisogno di più attenzione per la conservazione di questo tipo di lavori, ecco perché mi sono inserito all’interno di un gruppo di artigianato locale: l’associazione “Tre api” nata per identificare la realtà artigianale elbana, darle unità e visibilità.
L’unione che fa la forza visti anche i tempi:
Ho 55 anni, ora comincio a sentire il peso della precarietà, ma l’età non è un problema soprattutto per l’arte. La mia vita è così, sono nato creando e continuerò su questa strada.
One Response to “Arte, manualità e passione. In una parola: Vulca (alias Giorgio Borghi)”